Martin Jamison era un maiale e non mi dispiace che sia morto, anzi, era ora che qualcuno gli desse una lezione.

 

Era questo il pensiero dei ragazzi a scuola quel giorno, ma nessuno aveva abbastanza fegato per dirlo ad alta voce, nemmeno io.

 

A mensa mi ero seduta al solito tavolo da sola, con le cuffie nelle orecchie, ma senza accendere la musica. Erano tutti ai loro tavoli, scambiandosi informazioni macabre apprese dai notiziari o grazie a qualche fuga di notizie che era giunta fino alle loro orecchie chissà come. Me le ero godute tutte, dalla prima all'ultima; dalla prima ipotesi all'ultima sentenza. Dal primo sospettato all'ultimo condannato. Avevo visto i secchioni mollare i loro libri e studiare a fondo i quotidiani, commentandoli a bassa voce, i nerd smanettare coi loro telefonini e inviarsi chissà quali foto. Avevo osservato la squadra di basket guardare in cagnesco chiunque osasse fare una battuta ad alta voce o lasciarsi andare ad un sospiro liberatorio che sottintendeva tre parole: finalmente è crepato.

 

Martin Jamison il pupillo del basket. Martin Jamison l'incubo della scuola.

 

A pensarci bene ammetto che era un ragazzo carino: alto, capelli scuri pettinati all'indietro secondo la moda, vestiva sempre con abiti aderenti e stava ben attento a mostrare i muscoli mentre si pavoneggiava nel corridoio. Ma non era di certo l'idolo buono che la madre aveva millantato in tv negli ultimi giorni.

 

Martin non era un santo e lo sapevamo tutti.

 

Seduta a quel tavolo della mensa, continuavo a scorrere la pagina degli aggiornamenti sulle notizie della città con il dito, facendola caricare continuamente, sperando di avere presto nuove notizie: volevo sapere tutto su come era morto quel bastardo.

 

Poi comparve un articolo:

 

 

 

 

 

Martin Jamison, l'idolo del basket trovato nel bosco.

 

 

 

È stato trovato questa notte nel bosco fuori città il ragazzo scomparso da circa sette giorni e di cui non si erano più rinvenute le tracce. Il cadavere, tumefatto, è stato scoperto in mezzo agli alberi da uno sconosciuto che ha poi allertato le forze dell'ordine in maniera anonima ed è scomparso: "Martin Jamison è nel bosco di Roxborough, appena fuori dal sentiero. È morto". La chiamata, registrata dalla polizia, è in corso di analisi per cercare di capire se la voce sia camuffata. Intanto il corpo è stato riconosciuto dai genitori che chiedono a gran voce che sia fatta giustizia.

 

 

 

L'articolo proseguiva con una richiesta straziante da parte della madre che non sapeva spiegarsi cosa potesse essere successo al figlio e con le inutili congetture del giornalista. Poi, finalmente, arrivava la parte interessante:

 

 

 

L'auto del ragazzo non è stata rinvenuta e pertanto non possono essere escluse ancora ulteriori piste. Dai segni rinvenuti sul collo, tuttavia, sembrerebbe che il ragazzo sia morto per strangolamento, magari tentando il suicidio, restano ancora da capire le motivazioni che potrebbero aver spinto il giovane talento di Denver a tale gesto. La polizia sta procedendo con le indagini e invita chiunque abbia avuto contatti con Martin Jamison a collaborare al caso.

 

 

 

Quindi era questa la fine di Jamison? Aveva preso una corda, se l'era passata intorno al collo e si era appeso a qualche albero fino a quando i polmoni avevano smesso di ricevere ossigeno e il cuore si era arrestato?

 

Il grande Martin Jamison fermato solo da se stesso. Aveva senso.

 

Conoscevo quel ragazzo da sempre e gli avevo visto combinare ogni sorta di guaio: a soli sei anni si era abbassato i calzoni davanti ad Amanda Garring facendola scoppiare a piangere. A dodici aveva rubato la bicicletta a Carl Dorson costringendolo a tornare a casa a piedi e a mentire ai genitori. Aveva dato fuoco all'aula di scienze, messo telecamere negli spogliatoi delle ragazze, aveva perseguitato ogni singolo secchione della scuola obbligandolo a fargli i compiti e minacciandolo di morte se si fosse rifiutato. L'avevo visto porgere un fiore a Jessica Marslow con una mano e con l'altra toccare il seno a Karen Marshall. lo avevo visto chiudere nei bagni dell’edificio ogni singolo nerd e versargli addosso secchiate di urina appena fatta.

 

Che tutto questo fosse un fardello troppo grande per un ragazzo di diciassette anni?

 

I nerd sulla destra si erano alzati in piedi e si passavano i cellulari, uno di loro si staccò per sedersi al tavolo dei secchioni e mostrargli qualcosa sullo schermo. In breve la notizia era sulla bocca di tutti.

 

Quando arrivai a casa col sorriso sulle labbra, quella sera, notai subito l'auto della polizia ferma nel vialetto della villa accanto alla mia, ma non mi fermai, entrai in casa fischiettando e canticchiando allegramente un motivetto inventato.

 

« Amber! Smettila subito!»

 

Mio padre si era precipitato in soggiorno per farmi una lavata di capo.

 

«Tesoro, i Jamison qui accanto hanno appena perso il figlio! Un po' di rispetto!»

 

Alzai le spalle. Il disappunto comparve sul volto di mio padre, così marcato che pensai che mi avrebbe rifilato un ceffone. Per fortuna la sigla del telegiornale ci fece sobbalzare e precipitare in salotto.

 

« Ma che cazzo?!» urlò mio padre leggendo il titolo in primo piano.

 

In barba al lutto rispettoso per i vicini.

 

La tv stava mandando in onda delle foto sfocate fatte da qualche telecamera nascosta sul luogo del ritrovamento durante le rilevazioni della scientifica. Il corpo di Martin era stato offuscato appositamente, ma era inconfondibile agli occhi di chi lo vedeva ogni giorno. Mi cadde l'occhio sul titolo e mi misi a sedere per ascoltare la parte finale del servizio:

 

 

 

"Le tracce trovate sul collo del ragazzo potrebbero essere riconducibili ad uno strangolamento e non ad un tentativo di suicidio, inoltre la calotta cranica, completamente sfondata, fa pensare ad un'aggressione. Sono stati inoltre rinvenuti dei segni di bruciature sulla parte bassa dei jeans, ma potrebbero essere stati causati, banalmente, da un accendino. Il ragazzo è stato trovato privo di portafoglio e non sappiamo ancora dove sia l'auto sulla quale, sabato sera, si era allontanato da casa per non farne mai ritorno. Ricordiamo che Martin Jamison guidava una Porche blu scuro e chiunque l'abbia vista in questi giorni è pregato di rivolgersi immediatamente in centrale. È chiaro da tutti questi indizi e dalla chiamata anonima, la cui voce risulta contraffatta, che Martin Jamison non si sia tolto la vita quella notte. Stiamo parlando, signori ascoltatori, di un caso di omicidio".

 



 

Omicidio. Martin Jamison era stato ucciso da qualcuno, una persona che, magari, conosceva bene. E alla Denver High School tutti avevano un motivo per volerlo fuori dai giochi.