L'UOMO SENZA VOLTO

«Sono Will, chi parla?»

«Sono Martha»

Non ebbe bisogno di chiedere Martha chi? In un certo senso si aspettava quella telefonata.

«So tutto. Avete trovato i cadaveri scomparsi?»

«No, non c’erano cadaveri, ma domani provvederanno ad alzare i pavimenti e cercare sottoterra. Come fai a sapere tutto questo?»

«Sono stata contattata da un giovane molto simpatico che ha detto di chiamarsi Darren»

Will si portò una mano alla fronte: forse aveva ragione Surrey nel sostenere che il ragazzo dovesse tenere il naso fuori da quella storia.

«Darren non aveva il diritto…»

«Voleva sapere se avessi delle fotografie degli altri bambini scomparsi» lo interruppe.

«Bambini?»

«Si svegli detective! Dustin Foley e gli altri ragazzini mai ritrovati, mi ha detto che voleva confrontarli con le fotografie appese alle pareti»

Perché non ci aveva pensato lui?

«Si da il caso che io le abbia»

«Molto bene, signora Perkins. Passerò a prenderle dom…»

«Le dirò io cosa farà» il tono della donna non lasciava scampo «Domani verrà qui verso le dieci di mattina insieme al suo nuovo aiutante e insieme discuteremo di questa faccenda»

«Non ho intenzione di…»

«Io non ho intenzione di scendere a compromessi, se stava per dire questo signor detective. Buona serata» e riattaccò.

Al diavolo! Avrebbe potuto ottenere le fotografie dai file di archivio della polizia o dai parenti dei coinvolti, ci avrebbe messo più tempo, ma ce l’avrebbe fatta. Inoltre avrebbe dovuto fare un discorsetto a Darren. 

Decise di infilarsi a letto e di scaricare nel sonno tutto il nervosismo della giornata, appuntandosi nella mente quello che avrebbe fatto il giorno seguente e in quale ordine, procedura che durò appena qualche minuto prima che si addormentasse di sasso.

William Owley era sempre stata una persona cinica, scientifica, metodica. Amava programmare la sua vita, decidendo per tempo gli spostamenti e non amando le improvvisate, abitudini che lo avevano portato ad avere pochi amici che non vedeva mai. Gli piacevano gli horror, guardava spesso i film quando la sera non doveva lavorare e prediligeva i libri in cui l’assassino era uno psicopatico che aveva qualcosa di innaturale. Il motivo per cui gli piacevano così tanto era che lui non ci credeva. Il soprannaturale per Will non esisteva, era soltanto una balla per spillare soldi ai creduloni, così come medium e sensitivi. I fantasmi non esistevano e con lorooalieni, mostri, entità paranormali. Lui era reale, loro no.

Quello che accadde quella notte, tuttavia, lo spinse a porsi dei dubbi riguardo alle sue credenze.

Stava camminando per la città, era notte e non c’era nessuno. Aveva le mani nelle tasche del cappotto e stava fumando una sigaretta, anche se non fumava dai tempi del liceo. Portava la cicca alla bocca con gesti lenti, quasi assaporandone a fondo il gusto come fosse un piatto di pasta piuttosto che semplice fumo. Quando espirava si rendeva conto di avere in bocca anche l’aroma di mentolo, piacevole dopotutto. Svoltò un paio di volte cambiando strada, seguendo le impronte invisibili che tracciavano le proprie scarpe, senza sapere dove stava andando a finire, seguendo gambe inconsciamente.

Dopo un paio di svolte si ritrovò in un vicolo che gli era familiare, ci vollero solo pochi secondi per capire che si trattava del luogo del ritrovamento di Valerie Lanning e altrettanto tempo per realizzare che c’era un lenzuolo, in fondo alla strada, sotto al quale si distinguevano le linee di un corpo.

Che cosa ci faccio qui?

Tentò di voltarsi, ma i piedi si mossero in avanti, troppo velocemente, costringendolo ad arrivare nei pressi della scena del crimine senza che lui potesse far nulla per opporsi. Se ne stava lì, immobile, le braccia lungo i fianchi, le gocce di sudore che gli imperlavano la fronte e la sigaretta tra le labbra che si spegneva lentamente incontrando il filtro. 

Aveva intuito cosa doveva fare, era un detective aveva studiato logica e psicologia, non ci andava una laurea in attività onirica per capire che doveva sollevare quel lenzuolo e che le sue gambe lo stavano portando lì. Ma lui non voleva farlo, non lo avrebbe fatto. Si arrestò a pochi centimetri dalla sagoma bianca e sputò la sigaretta lontano perché non riusciva a portarsi le mani alla bocca per sfilarsela e attese, sperando di riuscire a svegliarsi.

Fu sbalzato in avanti, la sua schiena cedette e si inchinò verso il morto, in un grottesco complimento di fine spettacolo, mantenendo i piedi ben piantati a terra, si sentiva come una marionetta da strada, un fenomeno da baraccone che faceva ridere qualcuno che stava muovendo i fili dall’alto. Il braccio si tese in avanti e la mano si aprì a pochi passi dal lenzuolo, poi si richiuse sulla stoffa.

«Non voglio!» gridò.

Cominciò una sorta di lotta mentale con la forza che lo stava muovendo e vide il braccio vibrare per la tensione, poi la mano si mosse velocemente tirando a sé il lenzuolo e lui riuscì a rimettersi in piedi, come se il marionettista si fosse preso una pausa. 

Non era Valerie, era un mostro. 

Il cadavere apparteneva certamente a un uomo di circa quarant’anni, a giudicare dal colore dei capelli che si tingevano appena di grigio. La pelle era chiara, i vestiti di un’epoca passata non precisati. Dal collo colava sangue che andava a inzuppare l’asfalto e dove avrebbe dovuto esserci il volto c’era una maschera di sangue da cui si intravedeva il teschio, con i denti in un sorriso malevolo.

L’uomo senza volto non restò immobile a lungo, con grande orrore di Will si mosse, dapprima lentamente, poi si mise a sedere, portandosi le mani alla testa come in preda ad una grande cefalea. Il detective era impietrito, sentiva che il manipolatore se ne era andato ma lui non era in grado di far nulla. L’uomo alzò la testa e lo guardò, anche se quello che Will vedeva era solo sangue sapeva che lo stava fissando, poi tese la mano verso di lui, come a chiedere aiuto.

Il detective arretrò inorridito.

«Andiamo signor detective, non la mordo mica!»

È soltanto un dannatissimo sogno, ora mi sveglio e questo… Coso… sparirà.

Il cadavere ruotò la mano, come a chiedere a Will di avvicinarsi e magicamente il corpo del detective si trovò ad ubbidire. Gli porse la mano, suo malgrado, e lo aiutò a tirarsi in piedi. Le dita erano forti ma fredde come il ghiaccio, il sangue aveva smesso di colare mostrandosi come un ammasso di coaguli sul volto.

«Chi sei tu?» Will cercò di ritrovare un po’ di razionalità in quella follia.

«Lo scoprirai presto, se mi ascolterai»

«Cosa vuoi? È soltanto un sogno»

«Si dice che i sogni, a volte, mostrino quello che non si vuole vedere veramente. E si dice anche che in sogno si possa rivedere qualcuno che abbiamo perso per sempre»

«Non ti conosco» affermò Will.

«Non mi conosci veramente, ma sai chi sono. Lo avresti potuto scoprire subito se ieri avessi cercato un po’ meglio»

Gli era già capitato di fare sogni di quel genere durante un indagine particolarmente complicata, ma non si parlava mai di defunti che tornavano in vita e soprattutto non era mai capitato che fosse così realistico. Suo malgrado, Will, era costretto ad ammettere che non stava semplicemente vivendo un incubo, ma era parte dell’indagine stessa.

«Sento che stai cominciando a capire, Will. Non sono qui per farti del male, tuttavia quando ti sveglierai ricorderai tutto quanto, come se lo avessi vissuto davvero. D’altronde, alla fine di questa storia, non riuscirai più a notare differenza tra reale e irreale»

L’uomo parlava con voce profonda e pacata, sapendo di avere in mano la situazione e avendo bene a mente dove andare a parare. Will cominciò a sentire tutto quando scivolare via.

«Sento che ti stai per svegliare, detective, ma io sarò breve. Torna da me, nel bosco, e cercami. Poni fine a tutto questo e restituiscimi la mia dignità. Non mi abbandonare»

Will voleva sapere di più, ma tutto stava diventando fioco, l’immagine dell’uomo si era aggrovigliata a formare un turbine che risucchiava tutto quello che era intorno e il detective non poteva più stabilire alcun contatto con il suo interlocutore.

«LIBERAMI»

Ma questa volta era Will a parlare, da solo nel letto, seduto con gli occhi sbarrati e il fiato corto. Con in mano una sigaretta al mentolo proveniente da un posto molto lontano.

 

(Per facilitare la comprensione, trattandosi di estratti: Darren è il proprietario di un pub dove si reca spesso Will. Will è un detective esonerato dal servizio che indaga per conto suo su recenti omicidi. Martha Perkins è una giornalista che crede che gli omicidi del 2018 siano collegati a quelli del 1970. Surrey è il detective "ufficiale" che deve indagare sugli omicidi del 2018)

Scrivi commento

Commenti: 0