COME BAMBOLE DI PEZZA

Stava chiudendo il giornale quando trovò un titolo altrettanto interessante firmato da una certa Martha Perkins.

Un altro omicidio nei bassifondi di Manchester: la piccola Jane ha trovato la morte vicino casa.

Aggrottando le sopracciglia si affrettò a leggere il resto dell'articolo:

Le ricerche della piccola Jane Arton sono terminate stamani alle 3:00 nel parco giochi vicino casa sua a Bradford, nota come zona di teppisti e di malavita, dove la bambina si recava a giocare sorvegliata dai genitori. Jane era scomparsa la sera prima quando si era allontanata da sola dal portico di casa. Le ricerche non avevano portato risultati tanto che i genitori, disperati, si erano rivolti alla polizia poche ore dopo. 

Jane è stata rinvenuta durante la notte, quasi al mattino, nel parco dietro ad un cespuglio da una runner che si allenava da quelle parti. La donna, che ha chiesto di restare anonima, ora si trova all'ospedale in stato di shock. Sembra aver raccontato di aver notato qualcosa sul marciapiede, come delle strisce rosse e di aver pensato che appartenessero a qualche cane investito in strada che si stava trascinando in cerca di aiuto, come spesso accade. Quando si è avvicinata al cespuglio in cui sembravano terminare le tracce ha fatto la macabra scoperta. Jane giaceva supina, morta e sfigurata da chissà quante ore. Sembrerebbe un omicidio qualsiasi, ma non è tutto quello che abbiamo da raccontarvi. A detta della runner la bambina era stata fatta a pezzi e poi assemblata di nuovo completamente a caso tanto da avere la testa cucita su una caviglia e le mani che spuntavano dal collo. La donna verrà dimessa in serata con il supporto di uno psicologo e ha annunciato di non voler rilasciare altre dichiarazioni.

Sembra che la polizia di Manchester abbia molto da fare in questi giorni tra il caso Lanning e questo e sembra anche che un killer sia a piede libero.

William si accorse di sudare freddo e di non riuscire a controllare il tremolio delle mani. Una bambina uccisa e ricucita in ordine sparso come una bambola di pezza uscita da un film di Tim Burton. Quale razza di psicopatico poteva aver fatto una cosa del genere.

Si lasciò sfuggire un grido quando qualcuno bussò forte.

«Polizia, Will apri la porta immediatamente!»

Il nuovo detective Surrey era sulla porta con la pistola in mano.

«Che cazzo fai con quella in casa mia? Abbassala subito!» Ordinò Will.

Surrey ubbidì invitando anche i due agenti al seguito a fare lo stesso ed entrò in casa richiudendosi la porta alle spalle.

«Perché non aprivi? Cosa stavi facendo?»

Will si accorse di essere stato talmente tanto concentrato nella lettura dell'articolo da non aver sentito il campanello. Mossa stupida per un sospettato.

«Stavo leggendo il giornale... Cristo Santo ma è vero quello che hanno fatto a quella bambina?»

Surrey si rilassò:

«Non me ne parlare i giornalisti non ci lasciano in pace. Senti sono venuto qui perché so che hai rubato un computer e sono disposto a non fare rapporto se ce lo restituirai immediatamente, spiegandoci cosa volevi farne»

Will indicò il pc abbandonato sul divano.

«Prendilo pure. Volevo chiamare in centrale per avvertire che lo avevo io. Ieri ero molto arrabbiato ed evidentemente me lo sono portato a casa per sbaglio. Non ricordo nemmeno il tragitto fino a casa, figuriamoci se posso essermi accorto di averlo con me»

Aveva lavorato a quella scusa tutta la mattina, mentre faceva la spesa e ora non restava che testare quanto reggeva.

«I miei agenti sostengono che non fosse in casa, però»

«Questo perché chi ha fatto il mandato non ha incluso la mia auto tra le cose da perquisire. Avevo con me due cartelle ieri, una la lascio sempre in auto e il pc era in quella. I tuoi agenti hanno perquisito quella che ho portato su con i documenti del caso Lanning dentro»

Surrey arrossì, evidentemente il mandato era stata un'idea sua e si era scordato dell'auto del collega.

«Stamattina sono uscito a far la spesa...»

«Lo so, mi è stato riferito»

«Immagino... Ho visto la cartella e ho guardato cosa ci fosse dentro. Ho trovato il pc così l'ho portato in casa insieme alla spesa e ho pensato di avvisare la centrale per evitare che mi accusaste di qualcos'altro. Il problema è che mi sono messo a leggere il giornale e ho trovato l'articolo della bambina»

Riprese a tremare e si sedette per non dar l'impressione di essere spaventato.

Gli agenti prelevarono il computer e Surrey domandò:

«Devo pensare che hai preso qualche file, Will?»

«Pensa quello che vuoi, fai un altro mandato e perquisisci la casa. Che me ne faccio di documenti che so già a memoria? Hai in carico anche l'omicidio della bambina?»

Surrey chiese agli agenti di rientrare in centrale e si sedette accanto a Will. Il detective non apprezzò quel gesto ma si guardò bene dal farlo notare.

«Il capo sta suddividendo i casi, pensa che un detective su ogni omicidio sia meglio per restare concentrati...»

«Un detective per omicidio? Cosa sta succedendo?»

«Hai letto il giornale di stamattina, immagino. Se avessi letto l'edizione speciale uscita un'ora fa avresti trovato un duplice omicidio vicino alla scena del crimine della ragazza»

Ma che cazzo sta succedendo?!

Surrey sospirò.

«Tre giorni fa sono scomparsi i gemelli Fannik, secondo gli ultimi testimoni che li avevano visti vivi, stavano tornando a casa da scuola prima di sparire nel nulla. I genitori hanno avvisato la polizia verso le nove di sera, nessuno dei loro amici sapeva dove fossero. Due ragazzi di quattordici anni non spariscono all'improvviso, giusto Will? Sono stati trovati impiccati nel bosco più a Sud, li ha trovati un tizio che si era fermato a pisciare e aveva visto due forme strane penzolare dai rami. Si è addentrato nel bosco e li ha trovati, appesi a due corde»

«È omicidio?» Domandò.

«Secondo te Will?»

«Non possono essersi suicidati? Magari erano depressi, magari avevano preso strade sbagliate e non sapevano come uscirne, sai come sono i ragazzini. Sai che schifo di città è questa, no?»

«Mia figlia Marge ha quindici anni, quindi so cosa passa per la testa di un adolescente di oggi a Manchester. I due gemelli erano pieni di sangue e avevano le teste invertite, Will. È omicidio»

«In che senso...»

«Uno dei due ragazzi aveva un vistoso neo sul collo e gli occhi azzurri. Quando sono stati recuperati, i colleghi si sono subito insospettiti per il sangue, ma è stata la madre a lanciare l'allarme. Il ragazzo con gli occhi blu non aveva nessun neo sul collo, ce lo aveva l'altro, con gli occhi scuri»

William era molto confuso e cominciò a blaterare sillabe senza senso, Surrey, che a guardarlo bene sembrava non dormire da diverse ore, lo anticipò:

«Abbiamo sottoposto i cadaveri ad autopsia, naturalmente, indovina? Sono risultate delle cuciture alla base della testa e sul collo. Sono stati uccisi a coltellate, decapitati, e ricuciti con le teste invertite. Magari il killer si è anche divertito a guardare la sua opera. Pensiamo che siano stati impiccati per essere certi di essere visti, il killer voleva che fossero ritrovati»

«Ma chi è questo pazzo?»

Surrey alzò le spalle, poi estrasse dalla tasca quella che sembrava essere una foto.

«Per il capo soltanto un depravato. Per me è lo stesso che si è divertito a fare questo»

Dapprima Will non capiva cosa gli stesse mostrando, sembrava un mostriciattolo con dei capelli lunghi ma con tutto quel sangue era difficile capire come ruotare la foto nella maniera corretta.

«È inutile che la giri, Will. È tutta cucita sbagliata. Lei è Jane Arton al momento del ritrovamento»

La foto gli cadde dalle mani e si depositò sul tavolo. Come diceva l'articolo la testa era cucita su una caviglia, la destra, le due mani uscivano dal collo. Numerose altre cuciture indicavano che la bambina era stata fatta a pezzi e saldata con ago e filo dopo che ogni segno di vita l'avesse abbandonata da tempo.

William si portò le mani alla bocca.

«Che cosa sta succedendo?»

«Lo vorremmo sapere anche noi. Se leggerai i giornali probabilmente troverai tante falsità sul tuo conto. Ti abbiamo seguito senza lasciarti un minuto e sappiamo tutti i tuoi spostamenti. Potresti aver commesso i primi due omicidi, ma non quello della bambina perché eri in casa»

«Pensano che sia io il colpevole?»

«Credono che tu volessi violentare la signorina Lanning. Ma è ovvio che i gemelli e la bambina siano stati uccisi dalla stessa persona. E, se ci pensi, anche la ragazza potrebbe esserne stata vittima, dopotutto era quasi decapitata al momento del ritrovamento, magari il killer non ha fatto in tempo a finire il lavoro per paura di essere scoperto»

«Io ero al Pub...»

«Lo so, ho controllato. Non puoi averla uccisa tu, ma il capo non vuole farti rientrare perché sei troppo coinvolto e io preferisco così»

«Cosa vuoi dire?»

«Non posso indagare sui bambini, ho l'ordine di occuparmi soltanto della ragazza. E gli altri due detective non si conoscono nemmeno tra di loro. Rischiamo che i casi vengano trattati in maniera divisa e che si perda il colpevole. Tu sei fuori, sei libero. Non desteresti sospetti se indagassi per conto tuo»

«Stai scherzando?»

«Ascolta, ho rilasciato una dichiarazione nella quale ti scagiono da ogni colpa. Non sei più un sospettato ed è ufficiale. Resti sollevato dall'incarico perché provato dalla morte della tua pseudo-fidanzata. Questo vuol dire che non avrai più la pattuglia sotto casa, riavrai il tuo computer e il tuo cellulare. Ovviamente i documenti inerenti al caso li terremo noi, ma potrai chiamarmi in qualsiasi momento se ti servirà qualche ricerca nel database»

William aveva gli occhi fuori dalle orbite.

«Fammi capire. Mi hai fatto sollevare dall'incarico, mi hai inserito nella lista dei sospettati, hai spedito un mandato di perquisizione di casa mia, mi hai fatto pedinare, mi hai quasi sfondato la porta e ora mi stai chiedendo aiuto? Perché dovrei farlo?»

Surrey sorrise:

«Perché sei il migliore. E perché sai che se scopri chi ha ucciso quei bambini troverai anche l'assassino di Valerie»

Colpito e affondato. Cazzo.

(chi legge questo pezzo sarà un po' spaesato. è una parte estratta a caso dal romanzo a cui sto lavorando. A differenza dei precedenti estratti sempre contenuti in questa raccolta, questo è ambientato in un altro momento temporale).

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