Felicità

Non mi è mai capitato di sentirmi oppressa, né di avvertire continuamente il fiato sul collo o di sentirmi alle strette. Però sono convinta che, a volte, non sei cosciente di provare determinate emozioni finché non provi l’esatto opposto.

 

Non mi è mai capitato, dicevo, di uscire di casa e aver fretta di tornare prima di qualcun altro, prima che se ne accorga, prima che me la faccia pagare. Non è mai successo di dover dire di no ad un’amica, a una serata fuori, a una cena per paura della punizione che mi avrebbe attesa al mio ritorno. Non sono mai stata una ragazza pressata e tutte le volte in cui mi sono chiusa in me stessa è sempre stata una mia decisione. Di nessun altro.

 

È per questo che quando ho cominciato a contare gli amici sulla punta delle dita, a guardarmi allo specchio e a non riconoscermi, a scoprirmi serena anziché spaventata, a uscire, incontrare gente, andare a ballare, allora mi sono accorta della differenza.

 

Una volta ho visto una puntata di Grey’s Anatomy in cui Callie Torres sosteneva di essere infelice perché le mancava “tornare a casa e ballare in mutande da sola”. Quello era il suo angolo di libertà, di felicità e lei vi aveva rinunciato per qualcun altro.

 

Pensavo che il mio angolo di libertà fosse un libro, una canzone, scrivere qualcosa; poi ho capito.

 

Ho ballato.

 

Da sola. In casa. In pantaloncini e con le cuffie. Il condizionatore acceso e il mondo fuori. Ho preso il telefono e ho iniziato a sentire “una grande festa” di Luca Carboni.

 

Non era un ballo sfrenato, né sensuale. Ero io, scema come sempre, con le cuffie, che ballavo e sorridevo ed è stato lì che ho capito a quanto, negli anni passati, ho rinunciato senza nemmeno accorgermi. Quanto di me ho perso per mettere davanti qualcun altro. Sono corsa davanti allo specchio e mi sono guardata ed eccomi lì: sorriso sulle labbra e negli occhi. Avevo sul volto una felicità che non riconoscevo come mia da tanto tempo, forse anni.

 

Penso che non si debba per forza avere paura di qualcuno per sentirsi oppressi. Penso che spesso siamo schiavi di noi stessi, delle nostre ansie, dei nostri problemi, dei “se e dei ma”, ma sono convinta anche che una volta che ci si accorge di quello che sta accadendo, allora, non si è più disposti a tornare indietro. In fondo con i “se e con i ma” non si costruisce nulla.